DIPENDENZA |
Le tre età della donna, Gustav Klimt 1905 |
Il dipinto rivisita in modo simbolico tre fasi della vita umana e nello specifico quella femminile: l'infanzia, la maternità e la vecchiaia.
L'autore enuncia in maniera chiara la precarietà della vita e della sua bellezza.
La donna anziana, coprendosi il volto non accetta la realtà e l'inevitabile decorso della vita, verso un'inesorabile morte. L'anziana ritratta su di un piano scuro più arretrato rispetto al resto del dipinto, risulta essere la sagoma meno luminosa delle tre e simboleggia la fase finale del genere umano, la morte appunto.
La giovane donna, in contrasto con i toni scuri dell'anziana, è raffigurata frontalmente ed è coperta solo da un sottile velo. La genitrice appare luminosa, quasi ad emulare una figura sacra e crea un punto luce deciso, grazie anche alla sua capigliatura dorata.
La bambina, la quale è immersa in un sonno sereno tra le braccia della mamma, è raffigurata in maniera pallida e tondeggiante. La mamma e la sua bambina sono collocate su uno sfondo geometrico dai colori molto vivaci ed intensi.
Le tre donne sono poste su di un'area che ricorda vagamente la forma di un sarcofago egizio.
Le diverse zone cromatiche del dipinto, identificano tre individui
molto differenti tra di loro.
(Paolo Alessandri)
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MATERICITA'
Giuseppe Penone fonde natura e cultura in una corrente
ascenzionale che rimarca l’evoluzione storica predominante nella capitale.
Le
radici si inseriscono nelle macerie dell’antica città stratificata che come
fossero semi risalgono il tronco e sbocciano sui rami a cinque metri di
altezza.
L’anomala pesantezza del marmo lavorato (11 tonnellate) spinge lo
sguardo verso l’alto costruendo una continuità tra terra e cielo e ponendo le
distanze dalla vecchia civiltà.
La specularità con la fontana del Brancaccio
allinea le correnti artistiche che quasi si legano invisibilmente nel
sottosuolo come un lungo cordone ombelicale che le pone in equilibrio.
Foglie
di pietra individua nell’albero di bronzo i presupposti di una città che punta
al futuro ma che parte del passato.
(Simone Agostini)
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